Pimonte
Pimonte
Pimonte è un comune italiano della città metropolitana di Napoli in Campania. Il territorio è collinare, delimitato dai Monti Lattari a sud e a est e dal monte Pendolo a nord-est con vista verso il Vesuvio e verso il Golfo di Napoli. Il paese è situato lungo la via che dall’agro stabiese (Castellammare di Stabia, Gragnano, Pompei, Torre Annunziata) porta alla Costiera amalfitana (Amalfi, Positano). Il nome deriva dal latino apud montēs che significa “presso i monti”. Dopo la Repubblica di Amalfi (839 – 1131), sia i Normanni che in particolare i Sovrani Angioini furono soliti assegnare terre ubicate nella parte nord occidentale del ducato di Amalfi come ricompensa a vari esponenti della nobiltà napoletana, come ricompensa per azioni militari e servigi amministrativi. Nell’anno 1292 Pimonte, Le Franche e Pino furono concesse in feudo a Manfredo Maletta, conte di Mineo, indi nel 1302 a Bartolomeo Siginulfo, conte di Telese. Il Mazzella attestò che sotto il regno della Regina Giovanna I (n. 1327 ca. – m. 1382) il castello delle Franche appartenne ai Riccio (Rizzo) del Sedile di Nido di Napoli. La Regina Giovanna II (n. 1371 – m. 1435) concede a Giordano Colonna, tra i numerosissimi possedimenti anche Gragnano, Lettere, Pimonte, Le Franche, Minori e Maiori. Alfonso d’Aragona, a seguito di un prestito per fronteggiare le spese belliche, diede in fideiussione nel 1436 le terre di Angri, Lettere, Gragnano, Pimonte, Le Franche e Positano a Raimondo del Balzo Orsini. Nel 1448 Re Alfonso I omaggiò il napoletano Giovanni Miraballe (Miroballo), Patrizio del Sedile di Portanova, di Angri, Gragnano, Lettere, Pimonte, Le Franche e Positano, che le possederanno sino al 1528. Il Principe d’Orange, Viceré di Napoli, a causa di atto di tradimento le requisì ai Miroballo, concedendole a Giovanni Vargas. La tormentata storia del possesso di questi feudi continuò: divennero difatti possesso di Alfonso d’Avalos. Prodotti tipici locali sono quelli caseari, derivati dal latte vaccino locale conosciuto già dai romani da cui presero nome i Monti Lattari (mozzarelle, provoloni, ricotte), ma anche salumi tipici (salami, pancette, salsicce), olio autoctono, frutta e ortaggi vari (fagioli, pomodori, olive, pesche, noci, fichi, uva) e vino.
Sentiero CAI di fondo Zappino
Il sentiero di Zappino collega la sommità della collina di Pino, a quota 575, con la periferia del centro abitato di Pimonte. L’inizio del sentiero, a partire dalle quote più basse, è in corrispondenza del tratturo che conduce alla grotta della madonnina, a sinistra del Vallone di Ponte Resicco, a quota 456. Il sentiero si diparte dal caseggiato posto sul fianco sinistro del Vallone Ponte Resicco e prosegue verso Sud fino al fondo valle. Il Guado è a quota 450 metri dalla partenza, ed in sua prossimità si rinviene una grotta in cui è la statua della Madonnina. Questo tratto del sentiero ha andamento sub pianeggiante e si snoda ai piedi di una falda rocciosa, detritica cementata, scavata dal torrente nella “conoide” di Resicco. I detriti che si rilasciano da questa si accumulano al piede creano un declivio con angolo di circa 45°. Da fondo alveo di Valle Resicco, il sentiero prosegue in un castagneto contornato da una fitta vegetazione. Alla fine del contornamento del promontorio, convesso verso Sud, il sentiero, con andamento sub-pianeggiante, incrocia il fondo valle del Vallone Zappino a quota 507. Dopo l’attraversamento dell’alveo del torrente Zappino, il sentiero si snoda in dolce discesa fino a quota 450 e successivamente, con andamento sub pianeggiante prosegue in un castagneto e più a valle in frutteti fino alla pendice in località Cretara. Da qui fino al fronte più settentrionale del successivo poggio (quota 537), si entra nel cuore del bosco dei Lattari. Da questo punto si percorrono tratti con ceppaie gigantesche di castagni impiantate nella creta e nelle pomici bianche di spessore che supera il metro. Dopo questo ultimo tratto molto ampio ad andamento sub pianeggiante, il sentiero è in salita. In corrispondenza della pendice denominata Mannarosa, in presenza del bosco ceduo, gli affioramenti lapidei sono sempre più frequenti ed il sentiero riprende la salita percorrendo i boschi posti tra Casarelle a valle e Mannarosa a monte fino alla estremità di percorrenza più meridionale posta a quota 606. Il percorso, in questo tratto poco agevole conduce fin sullo stradello sterrato della Comunità Montana, a meno di 500 metri dalla meta finale della chiesa di Santa Maria di Pino a quota 560.
Altro:
Chiesa Santa Maria del Pino
Chiesa San Sebastiano
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