Ercolano

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Ercolano, è un comune italiano della città metropolitana di Napoli in Campania. Ercolano è famosa nel mondo per gli scavi archeologici della città romana fondata, secondo la leggenda, da Ercole e distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79; insieme a quelli di Pompei e Oplontis, fanno parte dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Il tratto del Corso Resina che dagli Scavi archeologici arriva fino a Torre del Greco è chiamato Miglio d’oro per le splendide ville del XVIII secolo allineate ai suoi lati. Da Ercolano parte la strada che conduce al Gran Cono del Vesuvio per la visita al cratere.

Storia

Secondo la leggenda narrata da Dionigi di Alicarnasso, Ercolano venne fondata da Ercole nel 1243 a.C., di ritorno dall’Iberia mentre storicamente fu fondata o dagli Osci nel XII secolo a.C., come sostenuto da Strabone, o dagli Etruschi tra il X ed l’VIII secolo a.C. Conquistata dai Greci nel 479 a.C., che le diedero l’impianto proposto da Ippodamo da Mileto, passò successivamente prima sotto il dominio dei Sanniti e poi sotto quello dei Romani, nell’89 a.C., a seguito della guerra sociale, diventando un municipio. La città divenne quindi un luogo residenziale per l’aristocrazia romana e visse il suo periodo di massimo splendore grazie al tribuno Marco Nonio Balbo, il quale l’abbellì facendo costruire nuovi edifici, come la Basilica, e restaurandone altri: nello stesso periodo furono costruiti anche due complessi termali e il Teatro. In seguito fu gravemente danneggiata dal terremoto di Pompei del 62 e poi completamente sepolta sotto una coltre di fango e materiali piroclastici alta dai dieci ai venticinque metri a seguito dell’eruzione del Vesuvio del 79: tale strato, col passare degli anni, si solidificò, formando un piano di roccia chiamato pappamonte, simile al tufo ma più tenero, che protesse i resti della città. Dopo la terribile eruzione del 79 d.C. la vita riprese lentamente sull’area colpita e già nel 121 d.C. si ha notizia della riattivazione dell’antica via litoranea che da Napoli conduceva a Nocera. Nella basilica di Santa Maria a Pugliano sono custoditi due sarcofagi paleocristiani risalenti al II e al IV-V secolo d.C., a testimonianza dell’esistenza di comunità abitate sul sito dell’antica Ercolano. Purtroppo non si hanno notizie certe del periodo tra la caduta dell’Impero romano d’Occidente e l’anno Mille. Sicuramente l’area vesuviana fu esposta alle numerose guerre tra i popoli che invasero l’impero, a cominciare dalla guerra greco-gotica e a quella tra il Ducato di Napoli, formalmente dipendente da Bisanzio, e il Ducato di Capua, istituito dai Longobardi. Addirittura è certa una presenza saracena sul finire del IX secolo. Nel X secolo si hanno i primi riferimenti a un casale di Resina o Risina. L’origine del nome è alquanto controversa: alcuni studiosi l’attribuiscono alla corruzione del nome Rectina, patrizia romana che possedeva una villa ad Ercolano e che chiese soccorso a Plinio il Vecchio in occasione dell’eruzione del 79 d.C. come è riportato nella celebre lettera di Plinio il Giovane allo storico Tacito; altri fanno discendere il nome da “retincula”, ossia le reti utilizzate dai pescatori di Ercolano, o dalla resina degli alberi dei boschi cresciuti sulle antiche lave, o dal nome del fiume che scorreva ai margini di Ercolano. Infine c’è che vede in Resìna l’anagramma di sirena visto che una sirena è stato il simbolo del casale e del Comune fino al 1969. Studi non proprio recenti, ripresi da alcuni studiosi, danno una nuova lettura alla Prima lettera di Plinio il Giovane, traducendo quel “Retinae Classiarii” nella località portuale di Ercolano, luogo dove stanziavano i Classiarius, personale addetto alle manovre di navi, i veri mandatari della richiesta di aiuto a Plinio il Vecchio. Nell’XI secolo è attestata la presenza di un oratorio dedicato alla Vergine sulla collina denominata Pugliano, il cui nome deriva probabilmente da praedium pollianum, un podere suburbano di Ercolano appartenuto ad un tale Pollio. Nel 1418 la regina di Napoli Giovanna II d’Angiò cedette le università di Torre del Greco, Resina, Portici e Cremano prima al Gran Siniscalco del regno e suo favorito Sergianni Caracciolo e, dopo qualche anno, ad Antonio Carafa. Il diritto feudale dei Carafa sulla castellania di Torre del Greco fu mantenuto anche da Alfonso d’Aragona che, anzi, la elevò a Capitania nel 1454, benché concessa in burgensatico, ossia priva di vincoli feudali. Le attività principali dei resinesi erano l’agricoltura, la pesca ed è attestato l’utilizzo di barche coralline resinesi insieme a quelle di Torre del Greco. anche diffusa l’attività di lavorazione della pietra lavica, tanto che nel 1618 fu concessa la formazione di una corporazione dei marmorari. Nel Cinquecento il culto della Madonna Assunta, la cui festività ricorre il 15 agosto, venerata nella Chiesa di Santa Maria a Pugliano era tale da far affluire a Resina numerosi pellegrini da tutte le contrade vesuviane e dal 1574 si ha la prima citazione della chiesa come basilica pontificia. Sicuramente nel 1576 fu eretta a parrocchia con una giurisdizione spirituale che comprendeva il territorio tra il Vesuvio e il mare, tra Torre del Greco e San Giovanni a Teduccio. Solo nel 1627 i cittadini di Portici chiesero e ottennero dal cardinale di Napoli il distacco della loro comunità dalla parrocchia di Santa Maria a Pugliano e per la prima volta si definirono i confini tra i due casali. Ai primi del Seicento risalgono anche la Chiesa di Santa Maria della Consolazione, costruita dai padri Eremitiani Scalzi di Sant’Agostino, e una cappella dedicata a Santa Caterina. Nel 1631 il Vesuvio si risvegliò dopo un lunghissimo periodo di quiete e devastò il territorio circostante con ingentissimi danni e mietendo 4.000 vittime. Il territorio di Resìna fu invaso da almeno due colate laviche che si separarono alle spalle del santuario di Pugliano: una andò a riempire il vallone a ovest dell’abitato dove scorreva l’antico fiume e l’altra invase i campi a oriente fino al mare. I danni e le vittime non furono così numerosi come nelle vicine Portici e Torre del Greco, anzi, l’evento fu sfruttato per l’espansione occidentale dell’abitato con la costruzione di una più larga e comoda via, l’attuale via Pugliano, che saliva alla basilica di Santa Maria a Pugliano. La peste del 1656 colpì Resina mietendo oltre 400 vittime. Alcune famiglie si rifugiarono sulle colline sotto il cratere dove grazie all’aria più salubre scamparono al flagello; in segno di riconoscimento decisero di erigere in quel luogo una cappella dedicata al Salvatore. Nonostante il giogo feudale non fosse eccessivamente oppressivo, i resinesi presero coscienza della necessità di liberarsi dalla condizione feudale e insieme ai torresi e ai porticesi chiesero di esercitare lo ius praelationis per riscattare il feudo che in quegli anni era al centro di dispute finanziarie tra gli eredi dei Carafa e il Demanio. Dopo un tentativo fatto nel 1696 e un successivo nel dicembre del 1698, il Presidente della Regia Camera della Summaria, Don Michele Vargas Macciucca, il 18 maggio 1699 decretò che Torre del Greco, Resina, Portici e Cremano (quest’ultima oggi appartenente al territorio di Portici e da non confondere con la vicina San Giorgio a Cremano) fossero sciolte dal vincolo feudale dietro il pagamento ai proprietari di una somma pari a 106.000 ducati più altri 2.500 di spese accessorie. La spesa fu ripartita tra i casali in base alla loro importanza in termini demografici, economici e territoriali, secondo i calcoli eseguiti dai tavolari di corte; cosicché i cittadini di Resina contribuirono per un terzo della somma, ossia 35.333 ducati per la prelazione e ulteriori 833 per le spese accessorie (contro i quasi 57.000 ducati versati da Torre del Greco e i 15.400 da Portici). Il riscatto baronale di Resina (Ercolano), Torre del Greco e Portici resta una delle pagine più memorabili della storia delle tre città vesuviane.

Nel 1709 Emanuele Maurizio di Lorena, Principe d’Elbeuf, mentre stava costruendo il suo palazzo presso il litorale di Portici venne a sapere che un contadino, tale Nocerino, detto Enzechetta, nello scavare un pozzo in un podere alle spalle del convento degli agostiniani di Resina si era imbattuto in marmi e colonne antiche. Decise di comprare il fondo e nel 1711 avviò degli scavi attraverso pozzi e cunicoli che raggiunsero l’antico Teatro di Ercolano, da cui estrasse statue, marmi e colonne che tenne per sé o inviò in dono presso amici, parenti e regnanti europei. Grazie a lui il re Carlo III di Borbone decise di acquistare a sua volta il fondo e avviare scavi sistematici mentre in Europa si diffondeva a macchia d’olio la fama dell’antica Ercolano, che influenzò enormemente la cultura dell’epoca dando impulso al movimento culturale del Neoclassicismo e alla moda dell’aristocrazia inglese di svolgere il Grand Tour attraverso l’Europa, fino all’Italia e alla Grecia. Il successo dei ritrovamenti spinse il re a costruire nel 1740 un palazzo reale nelle vicinanze degli scavi di Resina entro i confini del casale di Portici, che da quel momento assunse il titolo di Real Villa di Portici. Nella nuova reggia estiva raccolse i ritrovamenti ercolanesi realizzando in un’ala del palazzo l’Herculanense Museum che apriva per lo stupore e la meraviglia dei suoi ospiti. Le collezioni si arricchirono ancora di più a partire dal 1750, quando cominciò l’esplorazione della grandiosa villa suburbana appartenuta alla famiglia dei Pisoni, nella quale fu rinvenuta una gran quantità di bellissime statue in bronzo e in marmo, come i due Lottatori (o Corridori) e il Mercurio Dormiente. Ma ancora più straordinario fu il ritrovamento, nel 1752, dei papiri carbonizzati della biblioteca della villa che da quel momento divenne nota in tutto il mondo come Villa dei Papiri. Essi furono meticolosamente srotolati grazie ad una macchina appositamente realizzata in quegli anni da Padre Antonio Piaggio e rivelarono opere del filosofo epicureo Filodemo da Gadara. Con l’arrivo dei reali a Portici tutta l’aristocrazia della capitale scelse di realizzare sontuose dimore estive lungo la Via Regia delle Calabrie e nelle campagne circostanti, tra Barra, oggi quartiere orientale di Napoli, e Torre del Greco. Ma soprattutto tra Villa de Bisogno a Resina e Palazzo Vallelonga a Torre del Greco la quantità e la qualità degli edifici era tale che quel tratto di strada fu denominato il Miglio d’Oro. Tra le più prestigiose si annoverano Villa Campolieto, progettata da Luigi Vanvitelli, Villa Riario Sforza, nota anche come Villa Aprile, e Villa Favorita, di Ferdinando Fuga, chiamata così perché preferita dalla regina Maria Carolina d’Asburgo al punto che Ferdinando IV l’acquistò nel 1792 conferendole la denominazione di Real villa della Favorita e anche Resina acquisì il titolo di Real Villa. Nel 1788 il sacerdote Benedetto Cozzolino fondò in via Trentola, presso la sua abitazione, la prima scuola per non udenti del Regno di Napoli, seconda in Italia solo a quella di Roma. Il 14 giugno del 1799, negli ultimi giorni della Repubblica Partenopea, tra la Favorita e il Granatello di Portici si combatté forse l’ultima battaglia tra l’armata della Santa Fede e i giacobini repubblicani con la vittoria dei primi. Lungo via Pugliano fu abbattuto l’albero della libertà piantato dai repubblicani e al suo posto fu eretto un crocifisso. Ristabilita la monarchia borbonica, solo nel 1802 Ferdinando IV decise di lasciare Palermo e fare ritorno a Napoli e il 27 giugno sbarcò all’approdo della Favorita. Durante il periodo francese tra il 1806 e il 1815, il re Gioacchino Murat frequentò molto Villa Favorita, e sotto il suo regno il tratto della strada regia per le Calabrie, che fino ad allora deviava verso via Dogana, fu rettificato comportando lo scavalcamento di via Mare e la demolizione della vecchia chiesa di Santa Caterina che fu ricostruita a poca distanza lungo il nuovo tratto. Con il ritorno dei Borboni fu dato nuovo impulso all’industria e alla tecnica. Nel 1839 fu inaugurata la prima ferrovia italiana da Napoli a Portici e nei due anni seguenti fu prolungata in direzione di Castellammare di Stabia attraversando il territorio di Resina lungo tutto il tratto di costa, privandola del litorale sabbioso. Nella seconda metà dell’Ottocento sorsero diversi opifici industriali, tra cui alcune concerie e una fabbrica di vetro. Nonostante i primi insediamenti manifatturieri, Resìna mantenne un aspetto di paese agricolo celebrato per la salubrità del clima; Lorenzo Giustiniani nel 1804 aveva così descritto il luogo: “Vi si respira un’aria sanissima. Il terreno produce frutta squisitissime, ottimi vini, e il mare da ricca pesca de eccellente sapore. Vi si veggono grandiosi ed eleganti casini… con de’ loro rispettivi giardini, o ville, formate con sopraffino gusto di disegno, adornate di vaghe fontane, peschiere, statue ed altri ornamenti da renderle mirabili agli occhi degl’intendenti… Loda per quanto voglia Orazio la sua Baia, e sino a non esservi luogo simile nel mondo, ch’io dirò esser tale appunto la nostra Resina.” Nel 1845 fu inaugurato il Real Osservatorio Vesuviano, primo osservatorio vulcanologico nel mondo. Nel 1863 il pittore resinese Marco De Gregorio fondò la Scuola di Resìna. Nel 1865 il re Vittorio Emanuele II inaugurò i nuovi scavi a cielo aperto. Nel 1880 fu inaugurata la Funicolare del Vesuvio che ispirò la canzone Funiculì funiculà divenuta celebre in tutto il mondo. Nel 1895 a Resina fu inaugurato l’Acquedotto Vesuviano, che traeva le acque dal Serino e le forniva ai comuni vesuviani. Negli anni tra la seconda metà dell’Ottocento e la Prima guerra mondiale, Resìna fu luogo di residenza e di villeggiatura non solo dell’aristocrazia ma anche della borghesia napoletana che realizzò numerose residenze sia accanto a quelle storiche del Miglio d’Oro, come Villa Battista, in elegante stile liberty, sia lungo la via che da Pugliano saliva verso San Vito (oggi via Giuseppe Semmola). Tra gli ospiti e i cittadini illustri di questo periodo si citano: Arnaldo Cantani, medico e scienziato di fama internazionale; Gabriele D’Annunzio che tra il 1892 e il 1893 fu ospite in villa D’Amelio dove trovò ispirazione per le sue opere del periodo napoletano e dove visse la travagliata storia d’amore con Maria Gravina; Vincenzo Semmola, avvocato e studioso dei vigneti vesuviani; l’8 gennaio del 1887 nacque Adriano Tilgher, filosofo e critico letterario, tra i massimi studiosi di Luigi Pirandello; il 13 giugno del 1889 nacque in villa Faraone Amadeo Bordiga, fondatore del Partito Comunista d’Italia con Antonio Gramsci. Tra il 1879 e il 1885 in Villa Favorita risiedé Ismail Pascià, Kedivé d’Egitto, noto nel mondo per aver inaugurato il Canale di Suez, venuto in esilio in Italia e sistemato a Resìna dal governo italiano. Antonio Salandra, politico e Primo Ministro del Regno d’Italia e il conte Carlo Sforza, diplomatico italiano e Ministro degli Esteri, furono tra gli ospiti abituali di Villa Aprile. A tali personaggi si aggiungono i numerosi e illustri visitatori provenienti dal resto d’Italia e del mondo per ammirare le meraviglie di Ercolano, il suo teatro sotterraneo e per ascendere al cono del Vesuvio. Nel 1904 entrò in funzione il ramo della ferrovia Circumvesuviana che da Napoli conduceva a Torre Annunziata e a Poggiomarino. La ferrovia tagliava il parco superiore della Reggia di Portici, sbucava in piazza Pugliano ed aveva la fermata subito dopo la piazza. Dopo la terribile eruzione del 1906 le pendici del Vesuvio furono ricoperte da una spessa coltre di cenere che durante le piogge intense discendeva a valle in forma fangosa. Nel 1911 Giuseppe Mercalli fu nominato Direttore dell’Osservatorio Vesuviano. Il 21 settembre dello stesso anno, a seguito di un violento nubifragio che si abbatté sulla zona vesuviana, un’enorme colata di fango si riversò sul centro cittadino invadendo via Trentola fino al primo piano degli edifici causando numerosi morti. In seguito, durante il periodo fascista, furono realizzati degli alvei protetti per incanalare le acque piovane facendole defluire verso il mare. Nel 1927 il re Vittorio Emanuele III inaugurò il nuovo ingresso degli Scavi di Ercolano sul Corso Ercolano e furono avviati i lavori per la costruzione di via IV Novembre che collegava il nuovo ingresso alle stazioni della ferrovia Circumvesuviana e della Funicolare del Vesuvio a piazza Pugliano. Nel 1930 fu inaugurata l’autostrada Napoli-Pompei e fu aperto il casello di Resina. Negli anni dell’immediato dopoguerra nacque in via Pugliano il mercato dei panni usati, conosciuto anche come mercato di Resìna, che raggiunse notorietà nazionale e internazionale negli anni sessanta e settanta del secolo scorso. Come tutta la fascia costiera vesuviana, Resina fu interessata da una massiccia espansione urbanistica nonostante i rischi derivanti dall’attività del Vesuvio che, pur trovandosi in uno stato dormiente dopo l’ultima eruzione del 1944, resta un vulcano attivo. Il 12 febbraio del 1969, a due anni dalla delibera del Consiglio Comunale, il Presidente della Repubblica decretò il cambio di toponimo da Resina ad Ercolano. Quasi contestualmente, fu cambiata la denominazione del corso principale della città da Corso Ercolano in Corso Resina. Gli anni recenti della moderna Ercolano sono caratterizzati da ombre e luci: da un lato vi è stata una forte crisi industriale che ha portato alla chiusura delle principali attività industriali presenti (concerie, industrie meccaniche), con conseguente crisi economica e sociale e diffusione della microcriminalità; dall’altro, sono nate numerose attività che hanno spinto verso la riqualificazione del territorio, a partire dal patrimonio delle ville del Miglio d’Oro, per un rilancio in chiave turistica e culturale. Nel 1971 è stato istituito l’Ente per le Ville Vesuviane, oggi Fondazione, la cui sede operativa dal 1984 è nella restaurata Villa Campolieto. Nel 1995 è istituito l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio ed Ercolano è tra i 13 Comuni dell’area del Parco. Lungo la strada che sale al cratere del Vesuvio, nel 2005 è stato realizzato il museo all’aperto di arte contemporanea Creator Vesevo costituito da dieci sculture in pietra lavica di altrettanti artisti di fama mondiale. Nel 1997 gli Scavi di Ercolano sono inclusi nella Lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco e Il Vesuvio e il Miglio d’Oro sono stati inseriti nella rete mondiale di riserve della biosfera nell’ambito del programma UNESCO MAB (Man and Biosphere). Tra il 1997 e il 2012 Villa Ruggiero è sede di società di sviluppo territoriale dell’area della costa vesuviana: il Patto Territoriale del miglio d’Oro e Tess Costa del Vesuvio. Nel 2008 è stato inaugurato il MAV, il Museo Archeologico Virtuale, nell’edificio restaurato dell’ex mercato coperto comunale ed ex scuola Media Iaccarino.

Architetture religiose

Chiesa di Santa Maria della Consolazione

Nota anche come Sant’Agostino, è il secondo luogo di culto più antico della città dopo la Basilica di Santa Maria a Pugliano. Nel 1613 il ricco napoletano Scipione de Curtis donò la sua proprietà di Resina ai padri Agostiniani Scalzi ai quali era legato, con l’obbligo di costruirvi una chiesa e un convento per dodici frati. Ma la chiesetta edificata dai frati si dimostrò insufficiente a contenere i fedeli e così già nel 1623 si decise di edificarne una più ampia e capiente. I lavori furono interrotti a causa dell’eruzione del 1631 in quanto una colata lavica lambì proprio questa parte del territorio di Resina, ma alla fine del 1650 erano già conclusi. La chiesa divenne punto di riferimento e di devozione soprattutto per la nobiltà del vice regno di Napoli che risiedeva stabilmente o per la villeggiatura a Resina o nella vicina Portici. La facciata, rifatta nella metà dell’Ottocento, è dominata da tre ampie arcate sormontate da un loggione con altrettanti finestroni a sua volta sormontato da un timpano triangolare.

 

Chiesa di Santa Caterina

La chiesa parrocchiale di Santa Caterina fu

costruita tra il 1822 e il 1827 sul nuovo tratto della via regia delle Calabrie realizzato sotto il regno di Gioacchino Murat. Per realizzare la nuova strada fu abbattuto il piccolo edificio religioso di fine Cinquecento già dedicato alla Santa senese e che per pochi anni a inizio Settecento svolse anche le funzioni di chiesa parrocchiale, e come tale è indicata sulla Mappa del Duca di Noja del 1775. Oggi la chiesa appare molto semplice, in stile neoclassico.

 

Chiesa di Santa Maria del Pilar

La chiesa di Santa Maria del Pilar fu costruita nel 1748 dall’avvocato Sorge come cappella gentilizia del palazzo di famiglia sito sul lato opposto della via Regia delle Calabrie. Piccola di dimensioni, è un bell’esempio di rococò napoletano. La chiesa è curiosamente chiamata Cappella ‘ddo’ sorece (del topo, in napoletano) per via della deformazione popolare del cognome Sorge. È parrocchia dal 1930.

 

Arciconfraternita della SS. Trinità

La chiesa della Reale Arciconfraternita della SS. Trinità fu edificata accanto alla basilica di Santa Maria a Pugliano tra il 1830 e il 1843. La fondazione della Confraternita risale alla prima metà del Seicento con sede all’interno della chiesa parrocchiale. Tra il 1703 e il 1707 fu costruito un oratorio autonomo accanto alla chiesa con accesso dal transetto di questa. La facciata e gli interni sono in stile neoclassico. Nonostante la costruzione sia dell’Ottocento, essa conserva opere del secolo precedente, tra cui la tela dell’altare e il Coro dei Confratelli in legno intarsiato.

 

Chiesa del Santissimo Redentore

La chiesa del Santissimo Redentore fu costruita dopo il terremoto del 1980, su un suolo donato alla parrocchia dalle sorelle Ida e Venerina Crippa nel 1981, e inaugurata ufficialmente il 25 novembre 1989 dal cardinale Michele Giordano. La chiesa si presenta circolare e tendente verso l’alto con un tetto che si avvolge attorno all’elemento centrale a forma di chiocciola. Il complesso, costruito su più piani, risulta costituito da un’ampia aula liturgica e da una altrettanto ampia aula sottostante (adibita per lo più come sala teatro), dalla sagrestia, dall’ufficio parrocchiale, dalle aule per la catechesi, dalla casa canonica. L’interno della chiesa si presenta semicircolare, l’elemento centrale fa da sostegno al tetto e da abside all’altare mensa in un presbiterio ampio e ordinato, dove i vari elementi si inseriscono armoniosamente. La pianta semicircolare dell’aula liturgica trova i suoi motivi ispiratori nei temi della partecipazione, della coralità e della comunione. Il pavimento in marmo policromo sottolinea questi temi attraverso linee colorate: dall’ambone parte una linea rossa, che indica la martyria della Parola; dal battistero una linea blu indica l’acqua del battesimo; ambedue le linee confluiscono in un quadrato centrale che rappresenta il popolo di Dio chiamato a celebrare l’Eucaristia, rappresentata da una linea nera che parte dall’ingresso e termina sotto l’altare con un disegno che indica la presenza di Dio. L’altare rappresenta una roccia spezzata su cui poggia una mensa di marmo con fregi policromi. L’esterno della chiesa è completato da un’ampia scala, che si inserisce nella struttura circolare dell’edificio ed è abbellita da spazi verdi e da un ampio parcheggio.

 

Chiesa del Salvatore

La piccola chiesa del Salvatore fu costruita all’indomani della peste del 1656 come ex voto da parte dei resinesi che salirono sul colle del monte Somma per godere dell’aria salubre e sfuggire al contagio. Da allora il colle venne chiamato colle del Salvatore. Il luogo si trovava lungo l’originario sentiero utilizzato per l’ascesa al cratere del Vesuvio. A maggio era meta di una processione del busto di San Gennaro che partiva dalla Basilica di Santa Maria a Pugliano e si snodava tra le strade campestri che ascendevano al colle. Presso la chiesa nel 1845 fu costruito l’Osservatorio Vesuviano e tra il 1902 e il 1903 l’hotel Eremo e la ferrovia per il Vesuvio, entrambi realizzati da Thomas Cook.

 

Architetture civili

Ville del Miglio d’Oro

Corso Resina, il corso principale della città che collega Ercolano a Napoli, nel tratto che va dagli Scavi di Ercolano al confine con Torre del Greco, è anche denominato Miglio d’Oro, per la presenza di alcune tra le più belle e sfarzose ville vesuviane del XVIII secolo, costruite o abbellite da famosi architetti come Luigi Vanvitelli o Ferdinando Fuga. Tra le più fastose vi sono Villa Aprile (oggi sede del lussuoso Miglio d’Oro Park Hotel), Villa Favorita, Villa Campolieto, Villa Ruggiero sedi di eventi culturali, spettacoli e concerti. Villa Campolieto, Villa Ruggiero e il Parco sul mare della Villa Favorita, di proprietà della Fondazione Ente per le Ville Vesuviane, sono aperte al pubblico. Nel 1997 l’area del Miglio d’Oro, insieme al complesso Somma-Vesuvio, è stata inserita nella rete mondiale di riserve della biosfera nell’ambito del programma UNESCO MAB (Man and Biosphere). Negli ultimi anni la definizione precisa di Miglio d’Oro è sfumata, in quanto per finalità di promozione turistica e di sviluppo territoriale dei paesi vicini, il concetto di Miglio d’Oro è stato erroneamente esteso anche ai comuni di Portici e di San Giorgio a Cremano. Sul territorio dei quattro Comuni cosiddetti “del Miglio d’Oro”, oltre che su quello dei quartieri napoletani di Barra e San Giovanni a Teduccio, insistono le 121 ville vesuviane del XVIII secolo censite dall’Ente Ville Vesuviane.

Siti archeologici

Scavi archeologici di Ercolano

Gli scavi archeologici di Ercolano sono meta fissa di circa 350.000 di turisti l’anno: nel 2014 hanno registrato 351.068 presenze, risultando il quattordicesimo monumento più visitato d’Italia, con un introito lordo totale di 1.870.809,50 Euro. Nel 2015 i visitatori hanno raggiunto la cifra record di 410.069. Da pochi anni è stato realizzato il nuovo accesso agli scavi, con un’ampia area adiacente che comprende un parcheggio a raso e interrato, un’area a verde attrezzato e punti di ristoro e vendita di souvenirs. Oltre all’area archeologica, in alcune occasioni opportunamente pubblicizzate sul sito della Soprintendenza Archeologica di Pompei è visitabile il padiglione della barca di Ercolano, ritrovata sull’antico litorale della città. Dal civico in Corso Resina n. 123 è possibile discendere al Teatro romano di Ercolano; l’accesso è consentito esclusivamente per finalità scientifiche e di studio previa autorizzazione della Direzione degli Scavi di Ercolano e solo quando le condizioni del sottosuolo lo permettono.

Aree naturali

Parco nazionale del Vesuvio

Ercolano è uno dei tredici comuni ricadenti nell’area del Parco nazionale, il più piccolo d’Italia. La via di accesso al cratere sale da via San Vito o da via Vesuvio e prosegue per via Osservatorio (12 km dal centro di Ercolano). Nel 1997 il complesso vulcanico Somma-Vesuvio è stato inserito, insieme all’area del Miglio d’Oro, nella rete mondiale di riserve della biosfera nell’ambito del programma UNESCO MAB (Man and Biosphere). Lungo la strada è situato il museo di arte contemporanea all’aperto “Creator Vesevo” che raccoglie dieci sculture in pietra lavica realizzate da altrettanti artisti italiani ed esteri. Sono visitabili anche i sentieri del Parco nazionale del Vesuvio e il museo dell’Osservatorio Vesuviano.

 

 

Altro:

Casa di Nettuno e Anfitrite, Villa Campolieto, La terrazza di M. Nonio Balbo, Casa dei Cervi, Casa del Rilievo di Telefo, Partem Domus lignea – Casa del Tramezzo di Legno, Sede degli augustali, Museo Archeologico Virtuale (MAV), Casa dello scheletro, Casa del Salone Nero, Casa Sannitica, Basilica di Santa Maria a Pugliano, Casa del Bel Cortile, spiaggia, casa  di Galba, Casa del Gran Portale, Mercato di Resina, Salone della Barca di Ercolano, Casa dei Due Atri, Casa del Colonnato Tuscanico, Casa del Bicentenario,Taberna di Priapo, Casa dell’Atrio Corinzio, Casa a Graticcio, Casa dell’Alcova, Casa dell’Atrio a Mosaico, Casa d’Argo, Bottega a Plumbarius, Casa di Aristide, Pistrinum e Bottega di Sex Patulcius Felix, Casa del Genio, Grande Taberna, Casa dell’Erma di Bronzo, Terme Del Foro, Chiesa Del Santissimo Salvatore Al Vesuvio

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